I Pawanmuktāsana sono esercizi preparatori alle āsana e sono estremamente importanti nel favorirne la corretta esecuzione ed evitare danni importanti alle articolazioni causati da sforzi non corretti dei distretti muscolo-articolari. Per poter praticare correttamente e prolungatamente le āsana, anche quelle più semplici, è necessario praticare i pawanmuktāsana costantemente e per lungo tempo. “Pawan” significa “vento”, “mukta” significa “liberato” e “āsana” significa “posizione”. Nell’antica tradizione medica dell’Āyurveda vengono descritti tre principi bio-energetici, conosciuti come dosha, che condizionano l’organismo umano e sono vāta, pitta e kapha. Come tutto nella tradizione Vedica, di cui lo yoga e l’āyurveda sono letteralmente parte, i dosha sono sostanziati dai pañcamahābhūta (i 5 grandi elementi della Creazione). L’elemento in questione che viene “liberato” dai pawanmuktāsana è vāyu, ovvero l’Aria. E vāyu è uno dei due elementi che compone il vāta dosha, uno dei tre principi bio-energetici citati prima. Tutti e tre i dosha, semplificando, svolgendo le loro rispettive funzioni, producono degli scarti metabolici residuali. Il vata dosha produce tossine (āma) in forma di vāyu, l’aria. Le tossine del vāta dosha si accumulano attraverso due modalità; una attraverso i gas intestinali e l’altra meno evidente ma non meno dannosa, congestiona le articolazioni del corpo e nel tempo, se non adeguatamente trattata, causa dapprima rigidità poi dolore e disturbi reumatici. Queste tossine sono provocate da normali scarti metabolici che se, però, non vengono eliminati, causano reazioni chimiche scorrette con conseguente aumento di tossine creando un circolo vizioso che si autoalimenta. La pratica dei pawanmuktāsana serve, dunque, per rimuovere l’accumulo degli scarti prodotti dal vāta dosha ed è preliminare necessario allo svolgimento delle āsana, anche quelle più semplici.